Thursday 27 August 2009

Italian review of Cuba RebelioN

Review on Superga CineMagazine about Cuba RebelioN

12-04-2009

Nuntereggae più

Costretta sotto il giogo dittatoriale, così diverso dagli ideali rivoluzionari che avevano alimentato gli animi dei cubani (primi fra tutti Fidel Castro ed Ernesto Guevara) durante gli anni cinquanta, Cuba sta lentamente puntando i piedi per avere indietro il libero arbitrio, assieme a tutti i diritti fondamentali e inattaccabili che si è lasciata togliere in cinquant’anni. Capita così che i ragazzi cubani stiano vivendo ora la loro rivoluzione musicale. Stanchi di sentir parlare della musica del loro paese solo in termini di salsa e Buena Vista Social Club, stanno mettendo assieme le prime band punk, metal e rap. Che strana sensazione sentir parlare del metal cubano. A parte questo, si è alzato subito un gran polverone: le autorità non sono affatto contente di queste prese di posizione, tantomeno delle contestazioni che ascoltano nelle canzoni di questi ragazzi. Li aggrediscono, minacciano e maltrattano. Li incarcerano per periodi più o meno lunghi, a seconda del “reato” commesso. Come racconta Gorki Luis Águila Carrasco, vocalist dei Porno Para Ricardo, un paio di suoi amici sono finiti in carcere per due anni perché trovati in possesso di una copia di Revolver, lo storico album dei Beatles. L’ironia è che non solo il motivo dell’arresto non era dovuto tanto al contenuto dell’album, quanto al nome (che faceva esplicitamente riferimento a un'arma...), ma che in una delle piazze di Cuba, c’è una statua in onore di John Lennon. Intervistando a turno i componenti delle band e della scena musicale indipendente, il regista propone una panoramica della situazione giovanile e del paese direttamente dalle impressioni dei diretti interessati. Tirando le somme, la situazione è molto simile a quella di altri paesi del mondo, come l’Italia: i ragazzi non vedono alcun futuro. Il presente è tangibile, ma non promette nulla. Nulla che non debba essere conquistato con pazienza e sopportazione. Sono stanchi di avere paura, stanchi di doversi affidare a una classe dirigente insensibile, disumana, lontana, che sembra considerarli solo quando cominciano a dare problemi. Vogliono più spazio per le loro passioni, per la loro musica, per esprimersi senza censura. La fermezza nelle intenzioni e la sfrontatezza di questi ragazzi sembrano essere l’unica risorsa contro le continue repressioni (il già citato Gorki è stato più volte perseguitato dalla polizia e incarcerato), tanto che, nel confronto, sembra che siano le autorità a uscirne debilitate. In realtà, quasi mai è così, ma questo documentario suggerisce, forse, che se nel tanto discusso futuro la situazione dovesse ancora peggiorare, la rivoluzione, di qualsiasi tipo essa sia, sarà sempre una delle opzioni da scegliere per far fronte a momenti di grave disagio. La regia è quella tipica del documentario, sintetica, con qualche lazzo registico. Prettamente, lascia più spazio ai dialoghi e alle testimonianze, ravvivati dai colori a tratto caldi e intensi e scuri e deprimenti di Cuba.

Giuseppe Tuccillo